SORPRESA!
La scelta di rivisitare un classico dell’horror attraverso la storia di una donna abusata è stata una decisione originale ed intelligente, almeno fino a tre quarti della pellicola quando la vicenda ritorna su consueti binari diventando la fiera dell’ovvio.
Il film dell’australiano Leigh Whannell si prende notevoli libertà pur mantenendo una tematica che troviamo sia nel libro di H.G.Wells che nella pellicola del ’33 cioè quella dello scienziato geniale (un fisico nel libro, un chimico nel film di James Whale, un rivoluzionatore nel campo dell’ottica in questo rifacimento), che scoperta la formula dell’invisibilità, viene preso da mania di grandezza diventando, come nella migliore delle tradizioni, un pazzo omicida.
Ma facciamo un passo indietro. Il film si apre “in medias res” cioè come se si fosse a metà della narrazione. In un’isolatissima casa sulla scogliera – altro topoi ricorrente nei film “di paura” – una giovane donna, Cecilia Kass interpretata con intensa maestria da Elizabeth Moss, cerca di sottrarsi ad una relazione malata con il ricchissimo Adrian Griffin fuggendo e rifugiandosi dal suo amico poliziotto James. Nonostante passino settimane la giovane donna si sente comunque continuamente osservata e finanche avvertita della morte dell’ex compagno, non riesce a liberarsi dall’incubo di essere ancora perseguitata.
Ed è proprio questa la parte più interessante e spaventosa del film quando lo spettatore si immedesima completamente con la protagonista. Lo sguardo di Cecilia è il nostro. Chi, pur non essendo una donna abituata a stare continuamente all’erta, non ha avuto sensazioni simili alle sue? Soprattutto in situazioni di completa quotidianità come quelle di dormire o cucinare. Ed è proprio questa immersione nel reale che rende ancora più orrorifico il non visto e il solo intuito.
Naturalmente Cecilia non crede alla morte di Adrian e viene invece presa per pazza da tutti fino a quando la verità viene dolorosamente a galla in un modo alquanto affrettato. Il finale del film, almeno per quanto mi riguarda, riportando tutto alla “normalità” e soprattutto disvelando il “trucco” dietro l’uomo invisibile e dandogli una spiegazione “logica” delude chi si aspettava una conclusione più pertinente alle premesse così attuali della pellicola. Insomma un’ottima idea, una buona realizzazione che scoppia come una bolla di sapone quando si deve mettere la parola fine.
Titolo originale: The Invisible Man, 2020
Regia: Leigh Whannell
Interpreti: Elizabeth Moss, Aldis Hodge, Michael Dorman, Harriet Dyer, Oliver Jackson-Cohen