UNA MAGA DI NOME WANDA
È arrivata su Disney+ la serie che è considerata l’inizio della cosiddetta Fase 4 del MCU (Marvel Cinematic Universe) ed è stata accolta piuttosto favorevolmente. Opinione da me condivisa solo parzialmente. Insomma: sono completamente d’accordo a metà col mister.
WandaVision esordisce appena dopo la conclusione degli eventi di Avengers: Endgame con i nostri protagonisti Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen), conosciuta anche come Scarlet Witch, e Visione (Paul Bettany) che sono catapultati in pieni anni Cinquanta nella ridente Westview.
Freschi sposini ed ansiosi di adeguarsi al nuovo stile di vita cercano di nascondere in ogni modo i loro superpoteri. Wanda, capace di manipolare lo spazio e il tempo, recita la parte della perfetta casalinga, mentre Visione, un androide mutaforma assume le sembianze di un tipico uomo in carriera.

I primi due episodi della serie omaggiano le sitcom come I Love Lucy o Vita da Strega con l’uso del bianco e nero, le risate di sottofondo e la commedia degli equivoci. Tutto carino, tutto perfetto anche se c’è qualcosa che stride: ogni tanto un elemento bizzarro si insinua nella narrazione e nella mente dello spettatore che si ritrova a pensare immediatamente ad un contesto alla Truman Show. E diventa sempre più chiaro che la storia sia tutta una messinscena.

Proprio questa realtà posticcia mi fa un po’ storcere il naso pur strappandomi, qua e là, qualche sorriso. Infatti, se di questa serie si ammira lo sforzo di ravvivare un modello piuttosto codificato come quello dei supereroi di celluloide o di carta che siano, nel contempo e paradossalmente ci si abbandona, almeno nel corso dei primi due episodi, ad una narrazione piuttosto convenzionale.
Insomma, la sorpresa di vedere Olsen e Bettany (meglio il secondo che la prima), o meglio, Wanda e Visione, interpretare questi ruoli eccentrici svanisce presto in un apparente “vissero felici e contenti” come nella più stantia tradizione disneyana.